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 Dissalatore


 

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Il dissalatore LIVOL 30 installato nel locale tecnico di Shaula3


Durante il viaggio intorno al mondo abbiamo consumato più o meno 4.000 litri di acqua ed altre bevande in bottiglia, e circa 18.000 litri di acqua dal serbatoio di bordo: immaginate il lavoro improbo per rifornirsi, tenuto conto che raramente negozi e rubinetti sono nelle immediate vicinanze della barca alla fonda!

Anche nei rari casi in cui eravamo ormeggiati ad un pontile dotato di acqua corrente, in molte zone rimaneva il dubbio a proposito della potabilità di quest'acqua dalla provenienza incerta.

Da alcuni anni, è diventato possibile anche a bordo di piccole imbarcazioni risolvere il problema producendosi da soli l'acqua potabile per mezzo di un DISSALATORE: fondamentalmente questi apparecchi pompano una grande quantità di acqua di mare (che deve essere ragionevolmente esente da inquinamento, sia chimico che organico) facendola circolare ad alta pressione attraverso una membrana che fa passare solo l'acqua pura e trattiene i sali che vengono espulsi con l'acqua di scarto.

Tipicamente un dissalatore deve processare 10 litri di acqua per ogni litro di acqua dolce prodotto, e la qualità dell'acqua prodotta è molto buona, anche troppo, nel senso che è povera di sali al punto che c'è chi suggerisce di integrare lo scarso contenuto di sali con appositi additivi.

Dato che nell'interno del dissalatore circola acqua di mare, che contiene microrganismi ed alghe, non si può lasciare fermo l'impianto troppo a lungo, al massimo qualche giorno, altrimenti è consigliabile far circolare nell'impianto una decina di litri di acqua dolce subito prima di spegnerlo, e se la sosta è destinata a protrarsi maggiormente occorre aggiungere all'acqua un apposito disinfettante.

Noi avevamo a bordo un dissalatore LIVOL da 30 litri/ora, per cui durante le traversate lo facevamo marciare per una o due ore ogni uno/due giorni, tipicamente quando il motore era in moto per caricare le batterie; con un piccolo eccesso di precauzione, effettuavamo tutte le volte il risciacquo con acqua dolce, quindi il nostro procedimento era il seguente:

1) avviare il dissalatore con l'uscita dell'acqua dolce girata verso una piccola tanica da 15 litri, nella quale raccoglievamo quindi la prima acqua prodotta

2) dopo circa 20-30 minuti, quando la tanica era piena, si girava l'uscita dell'acqua dolce verso il serbatoio principale

3) dopo aver prodotto la quantità di acqua desiderata (generalmente cercavamo di tenere il serbatoio pieno) si girava la presa dell'acqua di mare per pescare dalla tanica riempita in precedenza; questa manovra richiede un po' di attenzione, perchè la tanica si svuota in poco più di un minuto, e prima che questo accada bisogna fermare il dissalatore, per evitare di far entrare aria nei tubi e di rovinare la pompa ad alta pressione.

Ogni circa 6 mesi, sostituivamo i filtri posti sul tubo di presa dell'acqua di mare e facevamo circolare attraverso l'apparato un prodotto biocida per una disinfezione completa (dopodichè dovevamo gettare la prima acqua prodotta).

Nell'armadio delle cerate si nasconde il sistema di rubinetti che permette di deviare il flusso dell'acqua in entrata ed in uscita dal dissalatore; in basso, la pompa ad alta pressione


Un pochino macchinoso, ma niente a confronto delle quasi 1000 taniche che avremmo dovuto portare avanti ed indietro per riempire i serbatoi con acqua prelevata a terra!

Una grande libertà, dunque; viene spontanea la domanda "dove è la fregatura"? In effetti, ci sono vari problemi:

- Il COSTO: un dissalatore adatto ad uno yacht di medie dimensioni può costare dai 6.000 ai 10.000 Euro (minimi)

- Il CONSUMO di elettricità, molto elevato (il nostro consumava circa 7 Ampere)

- La MANUTENZIONE, piuttosto delicata: se si rovina la membrana, che comunque dopo alcuni anni va cambiata, la spesa è notevole.

- L'INGOMBRO: l'oggetto non è piccolo, e trovargli un posto a bordo su una barca media non è facile. Da questo punto di vista il nostro Livol era una soluzione interessante, perché alcune parti (filtri e pompa) possono essere separate, dando una maggiore flessibilità di installazione.

- Se la barca passa l'inverno in CLIMI FREDDI, può essere necessario rimuovere il dissalatore per evitare che il liquido in esso contenuto possa gelare, con conseguenze disastrose.

Al contrario, la AFFIDABILITA' dei dissalatori moderni è molto migliorata rispetto ai problemi che venivano spesso lamentati fino a pochi anni fa (e probabilmente spesso dovuti ad errori di installazione; un classico problema ormai ben noto è che la presa dell'acqua di mare deve essere posizionata in modo da aspirare sempre acqua anche con la barca in movimento ad alta velocità: se in queste condizioni la presa succhia acqua ricca di bolle d'aria, si disinnesca la pompa ed il dissalatore non funziona oltre a rischiare di bruciare la pompa!

A riprova della affidabilità ormai raggiunta, praticamente tutte le barche del Rally avevano il dissalatore, ed in tutto il viaggio solo una ha avuto un problema, causato dal surriscaldamento della pompa.

Alla luce di questi pro e contro, NE VALE LA PENA? Probabilmente no per una imbarcazione che navighi solo in Europa o nel Mediterraneo (anche se pure in questo caso la libertà di non dover entrare in porto ogni pochi giorni a fare acqua è una bella liberazione!), ma io NON NE FAREI A MENO per una navigazione al di fuori di queste aree.

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NOTA: un dissalatore può sempre guastarsi, o può essere impossibile usarlo a causa di un guasto ai sistemi di produzione di elettricità, per cui le scorte di acqua di bordo devono sempre essere adeguate ad una situazione di emergenza (almeno 2 litri per persona al giorno per la durata massima del viaggio, e per massima intendo nell'eventualità di un incidente che non permetta di navigare a velocità normale, come un disalberamento)

 

 

Webmaster: Gianfranco Balducci - email: gfbalduc@tin.it

Last Update: 11/11/2014

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