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 Navigare ai Tropici


 

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In Mediterraneo non siamo abituati ad alcuni importanti aspetti della navigazione oceanica ed in particolare nella fascia dei Tropici; provo a riepilogare:

- LE MAREE:

Anche se non abbiamo mai avuto maree di 10 metri come a St.Malo, almeno un paio di metri di marea ci sono quasi dappertutto, ed in qualche caso anche 4-5 metri. Questo porta a due conseguenze:

- ancoraggi: quando ci si ancora, bisogna sempre tenere conto della marea, per non toccare il fondo con la bassa e per avere abbastanza catena fuori con la alta; si finisce normalmente per ancorarsi sempre su fondali un po' più profondi di quelli che considereremmo sicuri in Mediterraneo, e non è infrequente ancorare su fondali di una ventina di metri.

- correnti: le maree spostano grandi masse d'acqua, ed anche in mare aperto queste possono dar luogo a correnti non trascurabili, 1-2 nodi, che possono incidere molto sulla velocità. In corrispondenza di passaggi stretti, le correnti possono diventare anche fortissime, perfino 10 nodi come ci è capitato negli atolli delle Tuamotu e tra le isole dell'Indonesia: averle a favore mentre si percorre un passaggio stretto può essere un'esperienza elettrizzante, ed averle contro può essere semplicemente impossibile!

- IL CLIMA:

A causa della forte evaporazione, il cielo non è quasi mai limpido, ci sono sempre nuvole che danno luogo a frequenti, solitamente brevi ma violenti temporali che possono essere accompagnati da un colpo di vento a 30, anche 40 nodi.
Di notte per fortuna si vedono sul radar, ma non è sempre possibile schivarli, perchè si spostano con grande velocità ed appaiono e scompaiono rapidamente.

Una tipica giornata di navigazione ai Tropici: sole, ma anche piccoli acquazzoni che si spostano velocemente, accompagnati da brevi colpi di vento

E' raro avere vere e proprie perturbazioni, almeno non nel senso di sistemi come siamo abituati; possono esserci grandi sistemi nuvolosi, in particolare associati con la Zona di Convergenza Intertropicale (ITCZ), ma tendono ad essere quasi stazionari e molto estesi, uscirne è difficile perchè non si capisce in che direzione vanno!

Alcune conseguenze:

- piove spesso! anche quando si è sulle isole, è raro che una gita non sia disturbata da un po' di pioggia, anche violenta.

- il bimini: io odio cordialmente navigare a vela col bimini, ma è inevitabile, non solo per non cuocere il povero timoniere quando picchia il sole, ma anche per ripararlo un po' dalla pioggia!

- in equipaggio ridotto, le manovre alle vele sono inevitabilmente lente (ed uno dei due può essere sottocoperta a dormire): questo ci ha portato a privilegiare assetti che potessero essere manovrati da una persona sola stando in pozzetto.
L'uso di spinnaker/gennaker, vele tangonate, vele a farfalla, ci ha fatto più volte rischiare danni in occasione di improvvisi colpi di vento. Altri equipaggi erano più disinvolti di noi, ed infatti hanno avuto danni...

- IL CORALLO:

Niente spiagge digradanti dolcemente, quasi dappertutto il fondo salta su di colpo da 10-20 metri a 1 metro in corrispondenza dei banchi di corallo! Inevitabilmente, si deve ancorare su profondità a cui non siamo abituati, e sufficientemente lontani dal corallo da non finirci sopra se il vento gira!
Inutile dire che le carte nautiche non sono dettagliate a sufficienza, una vedetta è indispensabile quando si manovra sottocosta.
Particolarmente carogna sono i cosiddetti "bommies", grossi scogli di corallo, dalle pareti perfettamente verticali, che possono anche venir su fino quasi in superficie in una zona dove intorno ci sono 10-15 metri di fondo! Se sono piccoli e profondi, sono trappole per le ancore e le catene, se sono grossi e vicini alla superficie si rischia di sbatterci contro!

Il Reef che circonda l'isola di Moorea: l'acqua è poco profonda, ma a volte ci sono stretti canali navigabili

In questa rada nell'isola di Vava'u (Tonga) il corallo, poco profondo,costringe gli yacht ad ancorarsi lontano dalla riva

All'imboccatura di Port Ghalib (Mar Rosso) uno yacht è andato in secca su un reef totalmente invisibile

 

- LA CONDOTTA DELLA BARCA:

Sulle lunghe distanze ed in equipaggio ridotto, si privilegia la semplicità di manovra alla ottimizzazione delle prestazioni, quindi:

- pilota automatico (a vento o elettronico che sia): non si timona (quasi) mai! La persona di turno in pozzetto è in effetti più una vedetta che non un timoniere.

- assetti di vele semplici e che si manovrano con poco lavoro (non si può svegliare ogni pochi minuti il poveraccio che è sotto a dormire!).

- CARTE NAUTICHE:

In Europa siamo abituati ad avere carte nautiche molto precise, e chartplotter che ci mostrano la posizione con un errore di pochi metri, ma appena fuori dall'Europa, la situazione cambia drammaticamente: le carte nautiche sono MOLTO imprecise (nessuna sorpresa, nella maggior parte dei casi risalgono al 1800)!! E' inutile avere un GPS che dà una posizione approssimata entro 2 o 3 metri, se la carta nautica ha un errore di un miglio!
Spesso il radar (con lo schermo impostato in modalità sovrapposizione con la carta nautica) può essere di grande aiuto per valutare gli errori di posizione della carta.

In modalità "overlay" è possibile confrontare la carta nautica con l'eco del radar

I Pilot Books sono di grande aiuto per la navigazione nelle insenature ed ancoraggi, dato che in genere forniscono posizioni verificate con strumenti moderni e relative a zone di specifico interesse degli yachts.

 

Webmaster: Gianfranco Balducci - email: gfbalduc@tin.it

Last Update: 11/11/2014

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